i giovedì a Villa Medici

mostra invito

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Art Club #18: Trapianti

16.11.2017

  • Artisti
  • Enzo Cucchi
  • Nico Vascellari
  • Davide Bertocchi
  • Simon Takahashi
  • Gabriele De Sanctis
  • Felice Levini 
  • Nicola Pecoraro
  • Fabio Quaranta
  • Alberto Di Fabio
  • Lucian Indrei
  • Marco Basta
  • Lupo Borgonovo
  • Alfredo Aceto
  • Mohamed Namou
  • Achraf Touloub
  • Arthur Fouray
  • Christophe de Rohan-Chabot
  • Lise Stoufflet
  • Romain Vicari
  • A cura di
  • Pier Paolo Pancotto

La collaborazione tra artisti è un esperimento dai risultati talvolta sorprendenti, paragonabili a quelli che si verificano in natura durante un innesto, emblematico punto di congiunzione tra scienza ed esperienza, precisione e imponderabilità. Art Club interpreta questo fenomeno. In questa occasione, artisti di generazioni, culture e lingue diverse si incontrano come testimoni originali, a volte inaspettati, del dialogo creativo che da tempo li mette in reciproca sintonia. È così che danno vita a Greffes, frutto della loro stima reciproca e della loro collegialità professionale ed emotiva, in un gioco di riferimenti intellettuali e visivi alla base del progetto artistico in mostra oggi.

 

Il percorso artistico inizia all’ingresso della Villa, dove a sinistra si trova la “foresta pietrificata” Senza titolo (URANIA), 2017 di Nicola Pecoraro (Roma, 1973; vive e lavora a Roma e Vienna) e Fabio Quaranta (Roma, 1977; vive e lavora a Milano e Venezia), mentre al centro si fronteggiano i due volumi Senza titolo (X5m4mjB-1-[aaafff], 2017) di Arthur Fouray (Parigi, 1990; vive e lavora a Parigi) e Christophe de Rohan Chabot (Parigi, 1986; vive e lavora a Parigi e Berlino).

Le visioni cosmiche descritte nel video Valaam, 2017 di Ciprian Mureşan (Dej, 1977; vive e lavora a Cluj) e Lucian Indrei (Bistriţa, 1983; vive e lavora a Cluj) appaiono su una parete della Citerne dove dialogano, in un angolo, con le visioni pittoriche(Mito epico tra materia e antimateria, 2015; Visioni da Hubble. Costellazioni 2013-14) di Alberto Di Fabio (Avezzano, 1966; vive e lavora a Roma e New York) e la fotografia(Gates of heaven, 2017) di Indrei.

La performance We are synchronized, now and forever, 2017 di Gabriele De Santis (Roma, 1983; vive e lavora a Roma) dà vita alla loggia accanto all’Atelier de Balthus, rispondendo al Progetto per un monumento allo scarafaggio, 1994-2017 di Felice Levini (Roma, 1956; vive e lavora a Roma), che si trova lì.

Lo spazio Balthus ospita l’intervento pittorico-plastico Nothing from nothing, 2017 / Ayam, 2017 di Marco Basta (Milano, 1985; vive e lavora a Milano) e Lupo Borgonovo (Milano, 1985; vive e lavora a Milano, mentre nello Studiolo si trova il ready-made di Edgars Gluhovs (Riga, 1980; vive e lavora a Berlino) e Timothy Furey (Cork, 1981; vive e lavora a Cork), Honey From A Weed, 2017 / Untitled 3, 2017; in sottofondo si sente il suonoUntitled (2017) di Landon Metz (Phoenix, 1985; vive e lavora a New York).

La Gypsothèque presenta le stampe di Alfredo Aceto (Torino, 1991; vive e lavora a Losanna) e Achraf Touloub (Casablanca, 1986; vive e lavora a Parigi), Cappa, 2017 (3 elementi), una composizione di pietra e carta di Mohamed Namou (Oran, 1987; vive e lavora a Parigi) e Touloub, Untitled, 2017, oltre a un altro suono Untitled di Metz.

Masks, 2017 di Lise Stoufflet (Châtenay-Malabry; vive e lavora a Parigi) e Romain Vicari (Parigi, 1990; vive e lavora a Parigi) risplendono sulle figure del gruppo Niobides, mentre l’installazione Interstellar static, 2010 / Untitled 2, 2017 di Davide Bertocchi (Modena, 1969; vive e lavora a Parigi) e Samon Takahashi (1970; vive e lavora a Parigi) ha trovato casa nella Glacière, dove scopriamo un altro Untitled di Metz.

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