Riallestimento degli spazi storici

Restituire l’incanto a Villa Medici

Come si può trasformare Villa Medici in uno spazio aperto al sapere contemporaneo preservandone la storia e lo spirito? Già nel 1833, Horace Vernet intraprese un intervento audace con la creazione della “stanza turca”, un’espressione dell’epoca affascinata da un Oriente immaginario. Nel XX secolo, Balthus fu il primo a raccogliere la sfida della contemporaneità negli anni sessanta, seguito da Richard Peduzzi nei primi anni duemila.  Nel 2022 si è aperto un nuovo capitolo con Restituire l’incanto a Villa Medici, una vasta campagna di riqualificazione che metterà in dialogo il design contemporaneo, le arti e i mestieri e il patrimonio restaurato di Villa Medici.


In 3 anni sono stati ristrutturati 6 saloni, 12 camere e 2 giardini.

Nel giugno 2025 sono state inaugurate 6 camere per gli ospiti e 2 giardini di agrumi rinnovati!

Presentazione del progetto Restituire l'incanto a Villa Medici, dal direttore Sam Stourdzé.

Interventi dall'Ottocento

Horace Vernet, il pioniere, 1829-1834

Camera turca

Capolavoro architettonico del Rinascimento, Villa Medici ha vissuto interventi significativi che ne hanno definito l’identità attuale. Tra questi spicca la Camera Turca, progettata nel 1833 dal pittore Horace Vernet durante la sua direzione dell’Accademia di Francia a Roma (1829-1834). L’opera nacque subito dopo il ritorno dell’artista dal suo primo viaggio in Algeria e rappresenta un sogno orientalista: un primo esempio di interno ispirato all’arte islamica nella Città Eterna. Questo capolavoro riflette il fascino per un Oriente immaginario, una tendenza condivisa da molti artisti europei dell’epoca romantica.

La decorazione della Camera Turca mescola elementi arabo-andalusi, motivi ornamentali ottomani e dettagli naturalistici sul soffitto a volta. Le pareti, rivestite da vivaci terrecotte colorate prodotte dalla fabbrica di ceramiche Giustiniani di Napoli, evocano un’atmosfera unica. Queste stesse terrecotte ispirarono successivamente il pittore Balthus nella realizzazione di uno dei suoi celebri dipinti, La camera turca (1965-1966, Parigi, Centre Pompidou).

 

Balthus, visionario del colore, 1961-1977

Decorazione murale nella loggia creata da Balthus

Lampada Balthus

Decorazione murale del Petit Salon creata da Balthus

Indagine di restauro delle decorazioni murali che mostra i diversi strati di vernice sotto il colore “Balthus”.

Studio di restauro delle decorazioni murali

Balthus (Balthasar Kłossowski de Rola, noto come Balthus), pittore e direttore dell’Accademia dal 1961 al 1977, trasformò Villa Medici, disegnando una serie di lampade che portano il suo nome, restaurando le decorazioni storiche e sviluppando un processo pittorico che applicò alle pareti della Villa, creando un sottile effetto patinato con tonalità vibranti. L’obiettivo della lunga campagna di restauro che intraprese era quello di restituire al palazzo l’aura di una villa del Cinquecento. Lungi dal progettare una ricostruzione storica, Balthus propose una reinterpretazione dell’arredamento, caratterizzata dalla sua esperienza tecnica e dalla sensibilità di artista. Le nuove soluzioni che sperimentò a Villa Medici erano in costante dialogo con i decori rinascimentali, sfruttando la luce naturale delle stanze e modificandone la percezione durante il giorno. Nei giardini, riorganizzò i quadrati introducendo copie di opere antiche della collezione di Ferdinando de’ Medici, tra cui il famoso gruppo dei Niobidi.

Richard Peduzzi, scenografo degli spazi, 2002-2008

Cinema progettato da Richard Peduzzi

Lampada da soffitto nel Grand Salon disegnata da Richard Peduzzi

Bibliothèque de la Villa Médicis © Daniele Molajoli

Scaffali della biblioteca e lampade da soffitto disegnate da Richard Peduzzi

Mobili progettati da Richard Peduzzi

borsisti Lampade per il Salon des disegnate da Richard Peduzzi

Richard Peduzzi, designer, scenografo e direttore dell’Accademia dal 2002 al 2008, progettò l’arredamento del vestibolo d’ingresso, della sala cinema, della biblioteca e della caffetteria, aprendo le porte di Villa Medici al design del XXI secolo. Nei giardini, ridisegnò i motivi dei parterre con un gioco di geometrie. Utilizzando materiali grezzi e linee essenziali, creò mobili discreti e moderni per le attività culturali e quotidiane di Villa Medici. La sua serie di mobili e lampade si caratterizza per un’unità funzionale, con l’obiettivo di integrarsi negli spazi mantenendo un dialogo con i decori di Balthus. Nel suo progetto di riorganizzazione degli spazi, Richard Peduzzi si concentrò in particolare sulla questione dell’illuminazione: progettò i lampadari nel vestibolo e nel Grande Salone, le lampade da terra con paralumi quadrati e le lampade in ferro battuto e cemento installate presso lo scalone d’ingresso.

Restituire l’incanto a Villa Medici

I saloni storici, 2022. Direzione artistica: Kim Jones e Silvia Venturini Fendi

Il Salone Grande di Villa Medici ristrutturato da Fendi © Daniele Molajoli

Il Grand Salon

Il Salon des borsisti

Le Petit Salon

Le Salon Bleu

La stanza della musica

La sala di lettura

Sheila Hicks, "Champ ensoleillé balayé par le vent", 2014, arazzo di pidocchi, tessuto, seta, 3,55 x 2,96 m, Manufacture des Gobelins, Collection du Mobilier national. Testa di Niobe, 1686-1687, stampo con buona cavità e parti, Giovanni Arnaldi (plasmatore), collezione Villa Medici.

Chiara Andreatti, tavoli "Astuccio Canes", Fendi Casa, 2022

Noé Duchaufour-Lawrance, tavolo "Borghese", La Chance, 2013. Villa Medici Riedizione speciale in marmo Viana Verde per , 2022

Vista della Sala di lettura da il Grand Salon

Al livello dei giardini di Villa Medici, la riorganizzazione dei sei saloni di rappresentanza (2022) è stata affidata a Kim Jones e Silvia Venturini Fendi, che hanno selezionato arredi contemporanei di designer francesi e italiani come Chiara Andreatti, Ronan e Erwan Bouroullec, Noé Duchaufour-Lawrance, David Lopez Quincoces e Toan Nguyen, alcune delle cui opere sono state appositamente create per l’occasione.

Il riallestimento accosta arredi storici e contemporanei, come il tavolo Via Appia in travertino e castagno, disegnato appositamente da Noé Duchaufour-Lawrance per Villa Medici, o le poltrone Grove & Groovy di Toan Nguyen, i cui toni caldi contrastano con quelli delle sedie Virgola di Chiara Andreatti.

Il riallestimento dei saloni ha permesso di restaurare e rimettere in scena opere provenienti dalle collezioni di Villa Medici (un armadio dipinto del XVII secolo acquistato da Balthus, arazzi del XVIII secolo provenienti dalla Tenture des Indes) e di introdurre un eccezionale gruppo di arazzi del XX secolo in deposito dal Mobilier national. Questi arazzi sono opere di importanti artiste come Louise Bourgeois, Sonia Delaunay, Sheila Hicks, Aurélie Nemours e Alicia Penalba.

Le camere storiche, 2023. Direzione artistica: India Mahdavi

La Camera delle Muse

Il Salone Lili Boulanger

Vista della camera

La camera Galileo

La sala Debussy

La Chambre des Amours

La Camera degli Elementi

La Camera delle Muse

Sedia disegnata da India Mahdavi e pubblicata da Thonet

Tavolo progettato da India Mahdavi per la Chambre Debussy

Libreria disegnata da India Mahdavi per la Chambre Galilée

Salendo ai piani superiori di Villa Medici, l’incanto continua con un lessico colorato e grafico. Nelle sei camere storiche situate sopra la loggia, l’architetta e designer franco-iraniana India Mahdavi ha orchestrato la riorganizzazione giocando sulla giustapposizione di colori, materiali e geometrie.

Le Camere degli Amori, degli Elementi e delle Muse, che formano l’antico appartamento del cardinale Ferdinando de’ Medici ora aperto ai visitatori, si illuminano dei tessuti pastello scelti da India Mahdavi per decorare i mobili antichi appartenenti alla Villa o in prestito. Attinto dalle riserve del Mobilier National il set di divani e poltrone di Jean-Albert Lesage (1966) accoglie gli ospiti del Salone Lili Boulanger con il suo giallo luminoso. Nella Camera delle Muse, il grande tappeto a motivi di losanghe di India Mahdavi richiama il parterre ridisegnato all’inizio degli anni 2000 da Richard Peduzzi, che si estende nei giardini sottostanti.

Un altro omaggio è il mobilio policromo delle Camere Galileo e Debussy, disegnato dalla stessa creatrice e rivestito con un intarsio trompe-l’œil a motivi cubici, che richiama le sfumature dei fregi e dei soffitti dipinti del XVI secolo. Realizzati rispettivamente dalla Maison Craman Lagarde e dall’ebanista Pascal Michalon in Francia, questi pezzi intarsiati sono un esempio dell’eccellenza delle competenze artigianali impiegate per il rinnovamento di Villa Medici (ebanisteria, ceramica, tappezzeria) e dell’alleanza, al suo massimo livello, tra design e artigianato.

LE CAMERE PER GLI OSPITI (2025)

Il progetto STUDIOLO
Sébastien Kieffer e Léa Padovani (Parigi, FR / Designer)
Atelier Veneer: Romain Boulais e Félix Lévêque (Parigi, FR / Designer-produttori e artigiani ebanisti)

Il progetto CAMERA FANTASIA
Studio GGSV: Gaëlle Gabillet e Stéphane Villard, Parigi, FR / Designer
Matthieu Lemarié (Parigi, FR / Pittore e decoratore)
Paper Factor: Riccardo Cavaciocchi
(Lecce, IT / Artigiano della micro-fibra di carta)

Il progetto IL CIELO IN UNA STANZA
Studio Zanellato/Bortotto: Giorgia Zanellato e Daniele Bortotto (Treviso, IT / Designer)
Incalmi: Patrizia Mian e Gianluca Zanella (Venezia, IT / Artigiani dello smalto Grand Feu)

Il progetto PARS PRO TOTO
Eliane Le Roux (Rocas) (Bruxelles, BE / Direttrice artistica e architetto)
Miza Mucciarelli (Atelier Misto) (Brescia, IT / Architetto)
Claudio Gottardi (Brescia, IT / Maestro delle arti decorative)

Il progetto STRATUS SURPRISUS
Constance Guisset Studio: Constance Guisset (Parigi, FR / Designer)
Signature Murale: Pierre Gouazé
(Puteaux, FR / Creatore di rivestimenti decorativi)
Arcam Glass: Simon Muller (Vertou, FR / Maestro vetraio)

Il progetto ISOLA
Sabourin Costes: Zoé Costes e Paola Sabourin (Parigi, FR / Designer)
Estampille 52: Paul Mazet e Fantin Mayer-Peraldi (Parigi, FR / Ebanisti)

Sei team di architetti, designer e artisti contemporanei, associati a professionisti dell’artigianato, sono stati selezionati per riprogettare sei camere per gli ospiti nell’ala sud di Villa Medici. Il nuovo allestimento delle camere è un’opportunità per mostrare un’ampia gamma di competenze eccezionali nella lavorazione del vetro, del metallo, della ceramica, del legno e del rivestimento murale. L’intervento ha riaffermato l’unicità di ogni stanza attraverso la valorizzazione dei volumi, la nobilitazione delle superfici (pareti, pavimenti) e l’accentuazione della coerenza di ogni spazio. Le camere, la maggior parte con una superficie di circa 40 metri quadri, conservano le caratteristiche strutturali dell’epoca: alti soffitti a cassettoni in legno, pavimenti in mattoni a spina di pesce, finestre a doppia anta e un soppalco.

Nel corso dei secoli, le camere degli ospiti sono state utilizzate per diversi scopi. Nel XVI secolo, quando il cardinale Ferdinando de’ Medici fece risistemare l’edificio, le stanze furono utilizzate come magazzini. All’inizio del XIX secolo, quando Villa Medici divenne la sede dell’Accademia di Francia a Roma, furono trasformate in alloggi per i borsisti, funzione che mantennero per oltre duecento anni. Per facilitare l’accesso alle stanze fu aggiunta una passerella. Per molto tempo i pittori hanno avuto accesso prioritario a questi appartamenti grazie alla loro doppia esposizione nord-sud, che offre una vista spettacolare su Roma e sulla facciata interna di Villa Medici. Dal 2009 questi spazi abitativi sono aperti alle prenotazioni e accolgono gli ospiti di passaggio in città.

La giuria per la selezione dei team vincitori ha visto la partecipazione di: Alberto Cavalli (Homo Faber), Domitilla Dardi (Edit Napoli), Hedwige Gronier (Fondation Bettencourt Schueller), Hervé Lemoine (Manufactures nationales – Sèvres & Mobilier national), Christine Macel (Musée des arts décoratifs), India Mahdavi, Isabelle de Ponfilly e Sam Stourdzé (Accademia di Francia a Roma – Villa Medici).

IL GIARDINO DEI LIMONI (2025) DIREZIONE ARTISTICA: BAS SMETS CON LA COLLABORAZIONE DI PIERRE-ANTOINE GATIER

Con la sua pianta triangolare, l’antico giardino segreto di Ferdinando de’ Medici ha subìto diversi rimaneggiamenti dal momento della sua creazione, tra cui quello voluto da Balthus, direttore dell’Accademia dal 1961 al 1977, che introdusse gli alberi di limone. Oggi, Bas Smets, architetto del Paesaggio, in collaborazione con Pierre-Antoine Gatier, architetto capo dei monumenti storici, propone un nuovo intervento per valorizzare questo giardino ornamentale in uno spirito contemporaneo. Si sta procedendo a piantare nuovi alberi di limone nel terreno e a sistemare alberi in vaso nel giardino, creando al contempo un pergolato di limoni Lunario, una varietà che produce frutti tutto l’anno. Il pergolato, lungo 26 metri, si estende lungo il belvedere che sovrasta Roma, rendendo lo skyline parte integrante dell’allestimento del giardino.

Su invito di Villa Medici, il duo di designer Muller Van Severen ha progettato la linea di arredi per esterni Cosimo de’ Medici, che si integra perfettamente con il giardino. Prodotta da Tectona, questa nuova linea rende omaggio a Cosimo I de’ Medici, padre di Ferdinando, che nel XVI secolo aveva costituito una collezione di agrumi rari a Firenze e trasmesso la sua passione al suo figlio. La linea Cosimo de’ Medici, dai motivi triangolari, richiama sia la geometria del giardino sia gli elementi architettonici di Villa Medici. La tavolozza di colori verde chiaro, blu scuro e bianco rafforza l’armonia del giardino di agrumi, offrendo un sottile contrasto con l’ambiente circostante.

IL GIARDINO DEI PARTERRE, 2025, ARTISTE INVITATE

Di fronte alla loggia di Villa Medici si trova il piazzale, che si estende fino al parterre che costeggia le Mura Aureliane, segnando il confine nord-orientale dei giardini. Suddiviso in sei comparti dal disegno geometrico, il parterre offre una veduta privilegiata sulla facciata di Villa Medici, ornata da bassorilievi antichi della collezione di Ferdinando de’ Medici. A Est, si apre sulla Galleria del Bosco, ornata da bassorilievi incastonati su iniziativa di Jean-Auguste-Dominique Ingres. La galleria si conclude con la Loggia Balthus, che ospitava lo studio del pittore-direttore e che, prima di lui, fu fonte di ispirazione per il dipinto di Diego Velázquez Entrata nella grotta nel giardino di Villa Medici a Roma (1650, Museo del Prado, Madrid). Nel XVI secolo, il parterre era la parte più ornamentale del giardino rinascimentale, progettato per essere ammirato dalle finestre di Villa Medici: presentava decorazioni delle piante più rare e alla moda, finemente disegnate e potate. Nel 1583, Ferdinando de’ Medici vi fece installare un obelisco in granito rosa di oltre 6 metri, all’epoca l’unico obelisco egiziano a figurare in un giardino privato romano.

Negli anni sessanta, Balthus fece riprogettare il parterre, privilegiando un ordine essenziale di siepi di bosso e prato, e realizzare una copia dell’obelisco e delle statue che ornavano i giardini fino al XVIII secolo. Negli anni duemila, Richard Peduzzi disegnò i motivi geometrici che da allora sono diventati la cifra distintiva dei giardini e che nel 2023 hanno ispirato India Mahdavi per la realizzazione del grande tappeto della Camera delle Muse.

In dialogo con le scenografie ideate da Balthus e Richard Peduzzi, il parterre si arricchisce oggi di un nuovo intervento che unisce arte dei giardini e arti decorative, sapere artigianale e creazione contemporanea. Intorno all’obelisco si sviluppa un insieme di venti alberi di limoni che presentano una gamma di varietà antiche, selezionate appositamente per Villa Medici dal vivaista e agrumicoltore Oscar Tintori (Castellare di Pescia, Toscana). In un equilibrio di contrasti tra verticalità e superfici, il nuovo allestimento riprende la tradizione dei giardini di agrumi toscani.

A partire dal XVI secolo, i giardini dei Medici hanno ospitato una delle principali collezioni di agrumi in Europa. A Roma, la loro introduzione nel giardino di Villa Medici è documentata a partire dal 1579 e risulta strettamente legata alla creazione di un viale che attraversa la proprietà, il Viale Lungo. Da allora, le coltivazioni ornamentali di agrumi si sviluppano e si articolano in tre forme principali: la coltivazione a spalliera, presente sui due muri del Viale Lungo (oggi il Viale degli Aranci), la coltivazione in piena terra, che riguarda i melangoli piantati in uno dei quadrati del giardino, e la coltivazione in vaso.

È stata proprio questa coltivazione a prevalere per l’impianto dei venti alberi di limone nel giardino dei parterre, in conformità con la tradizione toscana che predilige alberi dalla forma « libera », in cui l’interno della pianta viene potato per agevolare la penetrazione della luce.

I vasi in terracotta che ospitano i limoni sono stati realizzati dal laboratorio Pesci Giorgio & Figli con la famosa terracotta di Impruneta, particolarmente adatta alla realizzazione di pezzi da giardino grazie alle sue proprietà antigelo. L’artigianato di Impruneta, a sud di Firenze, rappresenta uno dei saperi d’eccellenza la cui tradizione risale al Medioevo.

Gli ornamenti dei vasi sono una creazione originale di Natsuko Uchino, artista giapponese della ceramica con sede in Francia. La serie che ha creato per Villa Medici è composta da 20 pezzi unici, decorati con motivi che rimandano all’iconografia antica e ai simboli dei Medici. Il lavoro di decorazione è stato effettuato tramite incisione e diverse tecniche di modellatura e stampa, tra cui calchi di antichi bassorilievi della Galleria del Bosco e frammenti di reperti romani di epoca imperiale provenienti dagli scavi effettuati a Villa Medici nel 2010.

Natsuko Uchino sviluppa un approccio concettuale alle arti decorative nella ricerca di motivi metastorici. La sua pratica, nutrita dalla tradizione delle arti funzionali, si presta qui a proporre un’interpretazione di oggetti concepiti come veri e propri habitat per il vivente. I rilievi dei vasi, particolarmente abbondanti, accentuano il loro carattere contemporaneo e restituiscono la memoria del gesto.

Le basi su cui poggiano i vasi sono state realizzate da uno degli ultimi scalpellini e marmorari romani che lavorano a mano. Daniele De Tomassi, infatti, lavora marmi antichi, pietre dure e semipreziose. Ispirate alle base presente nel giardino della Villa Medicea di Castello a Firenze, quelle di Villa Medici sono state scolpite in peperino di Viterbo, una pietra vulcanica grigia caratteristica del Lazio. Hanno la funzione di drenare l’acqua per evitare che ristagni nel vaso, dannosa per le radici degli agrumi.

Su ognuna delle 20 basi è incisa una parola. L’insieme delle basi e parole forma una poesia creata da Laura Vazquez, poetessa, ex-borsista di Villa Medici e vincitrice del Premio Goncourt per la Poesia nel 2023.
La radicalità della sua scrittura incontra la materialità della pietra.

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