Balthus

«Restituire a Villa Medici tutto il suo prestigio è stata per me una vera e propria ossessione. Era una questione che aveva a che fare con la vita spirituale, un modo di conservare la vita. Il mio amico Fellini, d’altronde, l’aveva capito bene: Ti vedo, diceva, come il custode del patrimonio in cui la storia ha deposto la cultura degli uomini».

Nato a Parigi da una famiglia polacca rifugiata in Prussia orientale Balthazar Klossowski de Rola, detto Balthus, è il figlio del critico d’arte Erich Klossowski e di Elizabeth Dorothea Spiro, soprannominata Baladine. Balthus è anche il fratello dello scrittore e filosofo Pierre Klossowski. Balthus nasce a Parigi ma la sua famiglia, a causa delle sue origini, si rifugia in Svizzera durante la Prima Guerra Mondiale. La sua opera pittorica è relativamente rara, visto che comprende in tutto appena 300 dipinti, di cui molti non sono datati; è rimasto celebre per i quadri che raffigurano giovani donne spesso ritratte in pose ambigue, giocando sull’idea dell’innocenza perduta nel periodo dell’adolescenza. Balthus è uno dei pochi artisti figurativi in un’epoca in cui regna l’astrazione.
La madre Baladine incontra il poeta Rilke nel 1919: in quel momento Balthus ha 11 anni e pubblica il suo primo libro di disegni, “Mitsou”, su impulso del suo mentore. Firma la raccolta con il nome di Baltusz, soprannome che aveva all’epoca e che poi trasformerà in Baltus e, infine, in Balthus. Durante la sua adolescenza beneficia delle numerose frequentazioni della madre, tra cui André Gide, Maurice Denis e Pierre Bonnard. Quando viene dichiarata la guerra Balthus, nonostante sia sballottato tra Berlino, Berna, Ginevra e Beatenberg, cresce in un ambiente culturale propizio allo sbocciare di una personalità rara.
Di ritorno a Parigi nel 1924, rifiuta di seguire l’insegnamento classico dell’Ecole nationale supérieure des beaux-arts e si iscrive come studente libero all’Académie de la Grande Chaumière. Nel 1925 al Louvre, Balthus copia per tre mesi “Echo et Narcisse” di Poussin e poi, nell’estate 1926, come tutti gli artisti di buona nascita, compie il suo viaggio in Italia.Qui si nutre di Masaccio, di Masolino e degli affreschi della Storia della Vera Croce (Chiesa di San Francesco d’Arezzo) di Piero della Francesca.
Nel 1929 espone per la prima volta a Zurigo, senza grande successo, e nel 1933 si trasferisce a Parigi. Qui entra in contatto con il movimento surrealista, grazie all’intermediazione di Pierre Loeb, ma non si sente affatto in sintonia con l’orientamento di André Breton. Nel 1934 espone una serie di quadri che ritraggono delle giovani donne in tenute discinte, soggetto che lo renderà celebre.
Nel 1937 si sposa con Antoinette de Watteville, che gli fa da modella per numerosi dipinti, tra cui “La Toilette” (1933, Centre Pompidou, Paris) e “Jeune fille en costume d’amazone ” (1932, collection Stanislas Klossowski). All’inizio della Seconda Guerra Mondiale è precettato in Alsazia, ma viene presto richiamato per motivi misteriosi. Nel 1953 lascia Parigi per trasferirsi nel castello di Chassy, in Borgogna, dove rimane per circa otto anni.
Nel 1961 viene nominato direttore dell’Accademia di Francia a Roma-Villa Medici dal ministro della Cultura André Malraux. Qui intraprende molti lavori di restauro degli edifici e dei giardini della Villa, che segnerà con la sua impronta fino al 1977, prestandosi volentieri a lunghe conversazioni con i giovani borsisti. Durante il suo soggiorno in Italia, Balthus stringe delle grandi amicizie con il regista Federico Fellini e il pittore Renato Guttuso.
Inviato da Malraux in missione ufficiale in Giappone nel 1962, si interessa sempre di più all’arte dell’Estremo Oriente e nel 197 sposa una giovane pittrice giapponese: Setsuko Ideta, “eroina” del dipinto “La Camera turca” (1963-1966, musée national d’Art moderne, Centre Georges-Pompidou, Paris). Nel 1983, il musée national d’Art moderne di Parigi organizza una retrospettiva per cui Balthus realizza il suo autoritratto, ma di spalle, un modo molto personale di preservare l’aura di mistero di cui continua a circondarsi.
Balthus si spegne all’età di 92 anni il 18 febbraio 2001, nel suo chalet di Rossinière (canton de Vaud, Suisse), dove vive dal 1977, lasciando incompiuto il suo ultimo quadro, ” Jeune fille à la mandoline “. Questo dipinto viene svelato al pubblico in occasione dell’esposizione – sostenuta attivamente dal suo amico industriale Giovanni Agnelli – che Venezia dedica al maestro; una retrospettiva grandiosa che comprende più di 250 opere.

La tenuta di Balthus, il Castello di Montecalvello, può essere visitata tramite Anna Rita Properzi – Guida Turistica della Tuscia. Le visite possono essere organizzate su richiesta per gruppi o in date prestabilite (vedi sezione Passegiate).

Per ulteriori informazioni: Il Castello di Balthus a Montecalvello | Lazio Nascosto