Scrittore

Yannick Haenel

Yannick Haenel

2008-2009
2008-2009

Yannick Haenel
Periodo: 2008-2009
Professione: Scrittore Nato nel 1967, Yannick Haenel ha trascorso la sua infanzia in Africa nera e, più tardi, ha conseguito la maturità al collegio militare di La Flèche. Si è dedicato a studi di Lettere, ha ottenuto l’abilitazione all’insegnamento “agrégation” e per circa quindici anni si è dedicato alla carriera di professore, finché non ha lasciato tutto per consacrarsi alla letteratura. Attualmente Haenel anima la rivista “Ligne de risque”, scrive romanzi – tra cui “Cercle” (“Cerchio”, Gallimard, 2007) – e saggi, come “Prélude à la délivrance”
(“Preludio alla consegna”
, con François Meyronnis (Gallimard, 2009). Yannick Haenel ha passato i primi sei mesi del suo soggiorno a Villa Medici scrivendo un romanzo dal titolo “Jan Karski” e dedicherà i successivi sei mesi a un libro su Enea, Roma, la guerra, gli dèi, i labirinti e il sacrificio, oltre che a un saggio sui dipinti di Cy Twombly. ”
Uno scrittore è qualcuno che si rende disponibile alla disponibilità stessa. Che cerca la parola nella parola. Che, in ogni momento, percepisce dei ‘salti d’armonia inauditi’, come dice Rimbaud. Percepisce il tempo e lo spazio in termini di estasi. Pensa che siamo tenuti all’impossibile. Cerca di astrarsi dagli orizzonti che lo limitano. Di non lasciarsi assorbire dalla comunità. Scova dappertutto chi vuole accaparrare, l’integrazione sociale, la volontà di aver ragione. Non crede in niente, e sa dire sì. Non cerca mai di dominare. Lascia essere. Afferma che poesia e pensiero sono un’unica cosa. Fa parlare nelle frasi il suo corpo amoroso. Tenta di dare un nuovo senso alla parola “jouissance”. Se ne frega della rispettabilità. Si sente refrattario. Privilegia la distanza nei rapporti umani, e anche l’improvvisazione. Vive di lato, al margine, approfitta del minimo soffio che rilascia la sua libertà. Dà fiducia solo alla gioia, alla concentrazione, alla tenacia. Fa coincidere la sua maniera di vivere, di scrivere e di leggere in un unico stratagemma che lo distoglie impercettibilmente dagli orari prestabiliti. Accoglie le epifanie. Concepisce ogni incontro come un labirinto. Cerca di rimanere fedele all’etica del labirinto. Pensa che Eros è la divinità della scrittura; e che la battaglia spirituale è senza pietà. In un certo senso, cerca una via fra la Torah e il Tao. Non è né all’avanguardia, né classico. Il suo corpo contraddice tanto la novità quanto il vecchiume. Prepara le sue frasi sia come una raccolta di sfumature sia come un atto di guerriglia. Non si lascia intimidire dall’invivibile, non si innamora dei propri limiti. In ogni cosa è allo stesso tempo il coltello e la piaga. Più freddo che sentimentale. Disertore nell’anima. Ama la cavalleria di Chrétien de Troyes, la Venere di Nicolas Poussin, e l’eleganza di Glenn Gould. Apprezza il silenzio, ma anche il tumulto. Pone la solitudine allo stesso livello dell’amore. Si rende disponibile ai prodigi, ai bagliori, agli incanti. Approfitta di ogni esperienza come occasione di vertigine. Prova la felicità fino nel terrore dello spirito. Si consacra notte e giorno a quel punto da dove vengono le frasi. Cerca di non essere prigioniero della sua ragione. Va nella metamorfosi, al fine di fendere la roccia. Percorre tanto i campi satanici quanto il regno di Dio; e gli piace ridere di entrambi al tempo stesso. Percepisce il rumore del crimine nella maggior parte degli intrighi. E vede l’erotismo in forme che ancora non esistono. Non occupa nessuna posizione sociale, nessun posto di potere. Ama sopra ogni cosa la musica e i gesti. Passeggia, fa l’esperienza del vuoto. Studia il contenuto delle tenebre ” .

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