Studioloè la rivista annuale di storia e teoria dell’arte dell’Académie de France di Roma – Villa Medici. Offre un forum per le ricerche più attuali della storia dell’arte, sia per quanto riguarda i suoi oggetti che i suoi metodi. È particolarmente interessato alla produzione di immagini e agli scambi artistici tra Italia, Francia ed Europa, dal Rinascimento ai giorni nostri. Ogni numero comprende un dossier tematico, oltre a tre sezioni: Varia, aperta a proposte fuori tema; Dibattiti, dedicata alla storiografia e alle recensioni di libri di approfondimento; e Villa Medici, Storia e Patrimonio, che si occupa della storia dell’Accademia di Francia a Roma e delle attività e dei progetti di restauro seguiti dal dipartimento di storia dell’arte. Infine, in Champ libre, Studiolo apre le sue pagine alle proposte dei consiglieri dell’anno in corso.
Tra queste mura dedicate alle meraviglie, Accolgo e proteggo le opere fatte Dalla prodigiosa mano dell’artista, Eguale e rivale del pensiero. L’una non è nulla senza l’altro.
Paul Valéry
Il numero 16 della rivista Studiolo s’interessa a tutte le sfide concettuali intorno alla mano dell’artista in una prospettiva tanto storica quanto storiografica senza trascurare le questioni di stile e di attribuzione.
Editoriale: « Di mano in mano »
La Mano Sinistra, precedentemente conosciuta come La Mano di Michelangelo, nel Victoria and Albert Museum di Londra, interroga lo storico dell’arte in diversi modi. Lo strano frammento di terracotta raffigurante una mano troncata al polso si regge sulle proprie dita stringendo un drappo o qualche oggetto indeterminato. Mentre è in gran parte un prodotto del vivo interesse che si diffuse durante il Rinascimento nello studio degli elementi anatomici dissociati, incarna anche il fascino che portò alcuni artisti a scimmiottare lo stile dei loro maestri, come fece Bartolomeo Passerotti in un disegno a lungo considerato uno studio della mano di Michelangelo, il maestro delle mani divine.
Testimone di una venerazione che ricorda il culto delle reliquie, questo frammento di mano, che potrebbe a sua volta servire da modello allo stesso modo dei resti antichi o dei gessi che popolano le collezioni dello studio, si arricchisce di un altro valore. Incarna in sé la questione della mano che crea, che dà vita e corpo alla materia, che, da sola, è capace di portare l’idea stessa di stile (la maniera); tante domande affrontate dagli autori che hanno contribuito a questo numero tematico.
Inizialmente previsto per il 2020, il numero 16 di Studiolo è il risultato di un passaggio di consegne che coinvolge sia la direzione della rivista e del dipartimento di storia dell’arte, sia la direzione dell’Académie de France di Roma. Con un comitato editoriale allargato, la rivista vuole riaffermare la sua attenzione per le prospettive innovative nella storia dell’arte così come per i dialoghi tra periodi e discipline che si svolgono costantemente a Villa Medici.
Sommario
DOSSIER : LA MAIN DE L’ARTISTE 12 – L’homme à la main médusante – Bertrand Madeline 36 – Michel-Ange et les divinissime mani de l’artiste : un topos réinventé au XIXe siècle – Sara Vitacca 50 – Filmer l’art. Une chorégraphie du geste créatif – Lydie Delahaye 58 – Les mains sales de Giulia Andreani – Cyril Gerbron 72 – À fleur de peau. La Dame au bain et les « caresses de pinceaux » de François Clouet – Luisa Capodieci
VARIA 102 – Quattro sonetti per quattro ritratti. Attestazioni letterarie per Jacopino del Conte ritrattista dei Del Monte e degli Orsini – Antonio Geremicca 114 – «…auec grande curiosité…» : les caractères originaux des boiseries de la chapelle d’Urfé à travers la description d’un écrivain du XVIIe siècle (et ses lacunes) – Elena Bugini 134 – Visceral Responses: Unexplained Expressions of Astonishment, Disbelief and Marvel in Poussin’s Martyrdom of Saint Erasmus – Anthony Colantuono CHAMP LIBRE 152 – Hélène Giannechini 156 – Pauline Lafille 160 – Lili Reynaud Dewar
VILLA MÉDICIS, HISTOIRE ET PATRIMOINE 166 – Liaisons dangereuses. Mécénat et réseaux d’influence droitière à la Villa Médicis durant l’entre-deux-guerres – Dominique Jarrassé 182 – La Mission Patrimoine – Alessandra Gariazzo 196 – Actualités du département d’Histoire de l’art
RESUMÉS ET BIOGRAPHIES
Sintesi
DOSSIER : LA MAIN DE L’ARTISTE
Bertrand Madeline – L’homme à la main médusante “Or veduto di avere risuscitato un morto”: con queste parole Benvenuto Cellini, nella Vita, conclude il processo di fabbricazione del suo Perseo di bronzo, fuso durante l’inverno del 1549. Non allude all’opera compiuta, ma al bronzo liquido: al momento in cui la lega viene fusa, poco prima che l’artista proceda alla colata metallica nello stampo, da cui estrarrà in seguito la sua scultura. Merita attenzione il fatto che lo scultore consideri il metallo fuso come un corpo quasi animato, quasi dotato di un soffio. Da parte loro, per quanto riguarda non più la produzione ma la ricezione, i primi commentatori dell’opera insistono sull’impressione di vita che essa provoca: secondo Paolo Mini, Cellini va considerato come un nuovo Myron, cioè come il famoso scultore antico di cui “la dotta mano” era capace di animare le opere e di far apparire vivo ciò che non lo era. Per secoli, in entrambi i sensi della parola ‘creazione’ – l’azione di creare che il risultato –, la metafora del vivente permea la storia del Perseo di Benvenuto Cellini. È questa la storia che qui abbiamo cercato di ripercorrere.
Sara Vitacca – Michel-Ange et les divinissime mani de l’artiste : un topos réinventé au XIXe siècle Il topos della mano divina di Michelangelo, tramandato dalle biografie dell’artista, svolge un ruolo cruciale nella mitologia dello scultore fiorentino poiché, fin dal Rinascimento, contribuisce a fondare la sua immagine di “creatore divino”. Questo tema emerge a più riprese nel corso dei secoli e si diffonde con una forza inedita nell’Ottocento, quando la metafora della mano creatrice fomenta il dibattito critico sulla natura intellettuale o manuale della creazione artistica. Auguste Rodin è senza dubbio l’artista che più di ogni altro s’impadronisce del topos michelangelesco della mano per promuovere la propria immagine d’artista leggendario. Si assiste così ad una vera e propria stratificazione di miti artistici. Rodin usa il motivo della mano come una firma metaforica da apporre alle sue opere, sostituendosi così, nel gesto e nella pratica, all’immagine del suo illustre predecessore, in un gioco di specchi profondamente simbolico.
Lydie Delahaye – Filmer l’art. Une chorégraphie du geste créatif L’interesse condiviso dal cinema e danza di una messa in scena dei corpi si esprime attraverso la registrazione delle scene danzate ma si estende anche ad altre forme. Nell’inquadrare un atteggiamento, una mimica, una posa il cinema rivela anche i gesti apparentemente più insignificanti del movimento danzato. Stando alla definizione di Paul Valéry il gesto creativo è generato “dalla azione dell’intero corpo umano”; filmando l’artista nell’atto creativo il cinema riafferma la propria capacità di rappresentare il corpo in movimento e trasformare le “azioni degli esseri viventi” in gesti coreografici. L’atto creativo, colto e inquadrato dalla ripresa cinematografica, diventa in sé una coreografia. Il gesto dell’artista diventa allora lo strumento per uscire dalla dicotomia pensiero-azione. Il gesto, in quanto processo, mette dunque in scena non più soltanto il pensiero, ma l’aspetto visibile della intenzione.
Luisa Capodieci – À fleur de peau. La Dame au bain et les « caresses de pinceaux » de François Clouet La Dame au bain di François Clouet (Washington, National Gallery of Art) è una tra le opere più seducenti del Rinascimento francese. Per quanto l’autografia non lasci spazio a dubbi, il soggetto è stato più volte oggetto di discussione. Punto di convergenza tra i modelli italiani e fiamminghi, la Dame au bain si iscrive da un lato nel fenomeno del petrarchismo che, in Francia, culmina nei Blasons anatomiques du corps féminin, e dall’altro sulla scia del tema della ut pictura poesis, in cui l’Élégie à Janet di Ronsard è posto come principale termine di paragone. La narrazione sapientemente elaborata da Clouet è interamente costruita sulla reciprocità tra l’oggetto osservato e l’effetto tattile della pittura e invita alla riflessione pittorica e teorica sul tocco della mano creatrice e sulla duplice natura – icastica e fantastica – della immagine.
VARIA
Antonio Geremicca – Quattro sonetti per quattro ritratti. Attestazioni letterarie per Jacopino del Conte ritrattista dei Del Monte e degli Orsini L’obiettivo di questo studio è presentare quattro misconosciuti sonetti dedicati a Jacopino del Conte. Tali componimenti – firmati da Olivier de Magny, Muzio Manfredi e Giovan Francesco Leoni – documentano l’esecuzione di alcuni ritratti di mano del pittore non documentati altrimenti: il primo di questi, del cardinale Innocenzo Del Monte; gli altri tre, delle due sorelle Cornelia Baglioni Tuttavilla e Francesca Baglioni Orsini e di Lucrezia Salviati Orsini. I versi offrono l’occasione per valutare l’inserimento del pittore nell’entourage di Giulio III del Monte e per integrare quanto era noto sulla sua attività di ritrattista per la famiglia Orsini; consentendo, infine, di tornare sulle testimonianze letterarie che riguardano il pittore, al fine di valutare la portata delle sue relazioni con il mondo dei letterati romani.
Elena Bugini – «…auec grande curiosité…» : les caractères originaux des boiseries de la chapelle d’Urfé à travers la description d’un écrivain du XVIIe siècle (et ses lacunes) Di fronte al silenzio quasi unanime dei documenti relativi al riallestimento rinascimentale del castello di Bastie-d’Urfé, la Narration historique et topographique des couvents de l’ordre de Saint-François di Jacques Fodéré (1619) merita una attenzione particolare. Assieme all’inventario dei beni della Bâtie (1778) e la documentazione fotografica di Félix Thiollier (c. 1874), questo testo si rivela una fonte fondamentale per lo studio della organizzazione originaria della pannellatura lignea della cappella prima del suo trasferimento a New York (che appartiene oggi al Metropolitan Museum). L’articolo intende metterne in luce alcune specificità, finora misconosciute, e le differenze esistenti tra la pannellatura in oggetto e in capolavori dell’intarsio rinascimentale italiano: alcune caratteristiche originali senza dubbio oggetto dei desiderata del committente (il diplomatico Claude d’Urfé) che l’opera di Fodéré mette, sia pur involontariamente, in evidenza.
Anthony Colantuono – Visceral Responses: Unexplained Expressions of Astonishment, Disbelief and Marvel in Poussin’s Martyrdom of Saint Erasmus In questo articolo l’autore esamina l’esecuzione del Martirio di sant’Erasmo (1628) di Nicolas Poussin, evidenziandone una particolarità iconografica finora inosservata: l’espressione attonita, incredula e meravigliata del boia, che difficilmente si concilia con l’atto di estrarre del viscere del santo in cui è impegnato. Nell’ambito della teoria di Poussin sulla invenzione pittorica, l’autore intende mostrare come l’artista abbia cercato di mitigare la natura estremamente sgradevole del soggetto ornandolo di uno stravagante concetto: nell’aggiungere la figura di un sacerdote pagano, Poussin mette a confronto l’eviscerazione del santo con la pratica divinatoria pagana dell’aruspicina, l’arte di leggere nelle viscere degli animali sacrificali. L’artista suggerisce dunque che nell’estrazione delle viscere del santo i torturatori pagani abbiano visto uno sconvolgente futuro, in cui la loro religione sarebbe superata dal Cristianesimo.
VILLA MÉDICIS, HISTOIRE ET PATRIMOINE
Dominique Jarrassé – Liaisons dangereuses. Mécénat et réseaux d’influence droitière à la Villa Médicis durant l’entre-deux-guerres Nel contesto delle complesse relazioni tra la Francia e l’Italia di Mussolini i direttori dell’Accademia di Francia a Roma si sono sentiti investiti di una funzione politica. Dal 1926, anno in cui l’Accademia ottiene la personalità giuridica, Denys Puech (direttore dal 1921 al 1933) inizia a instaurare una rete di finanziatori al fine di mantenere il proprio ruolo di “ambasciatore” culturale, di organizzare mostre, concepire una attività museale… Ma questa rete riunisce una serie di personalità dichiaratamente di destra, e di estrema destra – tra cui il proprietario del Figaro, François Coty, o l’artista e mecenate americano John Hemming Fry, noto denigratore della modernità.
Alessandra Gariazzo – La Mission Patrimoine continue La Missione Patrimoniale, avviata nel 2012, è il risultato della graduale presa di coscienza del valore storico e culturale delle collezioni appartenenti alla Villa Medici. Essa ha inizio con il salvataggio della collezione di calchi in gesso e prosegue con l’identificazione, la datazione e la ricostruzione storica delle opere. La raccolta dei dati su supporto informatico conduce alla creazione della Base d’Antin, una banca dati online consultabile dal sito internet dell’istituzione. Attraverso un programma di restauri e di studio delle opere, selezionate anno per anno un gruppo per volta, la missione punta ad una catalogazione generale e al restauro di tutte le collezioni dell’Accademia di Francia a Roma elle alla loro conservazione.
Studiolo n°16 (2019)
La mano dell’artista Academia di Francia a Roma – Villa Medici 208 pagine 21,5 x 28,5 cm 29 € ISBN 978-88-89300-03-9 ISSN 1635-0871