I mutanti

Sono molti gli artisti che si sono pensati o sono stati considerati come profeti, annunciando attraverso le loro opere un mondo a venire. I cinque artisti che sono presentati all’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici sono dei mutanti, il che è un po’ diverso: le loro opere incarnano un mondo di cui ancora non sappiamo molto, se non che la stabilità delle identità non potrebbe più esservi definitiva. Certamente, le storie personali di Adel Abdessemed , di Stephen Dean , di Ellen Gallagher , di Adrian Paci e di Djamel Tatah evidenziano immediatamente che essi provengono da storie complesse. Appartengono pienamente ad un’epoca in cui le identità individuali degli abitanti del mondo occidentale si costruiscono attraverso le migrazioni, le situazioni coloniali e post-coloniali, senza che si possa più parlare di integrazione o di assimilazione, bensì di ibridazioni; in altre parole, di traslazioni reciproche senza una gerarchia predeterminata. Essi sono plurinazionali, plurietnici o multiculturali, a volte tutte queste cose insieme, senza che queste pluralità si annientino all’interno di una comunità idealizzata né cancellino storie e passati differenziati per affogarli in un calderone indeterminato. Ma sono soprattutto le loro creazioni ad essere il risultato concreto di un processo di ibridazione. Esse ricorrono, certo, a mezzi che la tradizione occidentale può indurci a considerare stabili, come il dipinto, il disegno su carta, il filmato, la fotografia, l’installazione stessa in quanto genere consolidato da più di trent’anni. Tuttavia, lo fanno sempre attraverso la ricostruzione di questi mezzi per il loro proprio uso, assumendone allo stesso tempo le eredità e le storie contrastate. E’ così che mescolano diversi strumenti, utilizzando l’uno poi l’altro a seconda delle necessità o delle possibilità, o addirittura uno solo, ma dopo averlo fatto passare attraverso il filtro di un altro mezzo. Esse presentano a seconda dei casi un’iconografia  esplicita o meno. Ma hanno tutte a che fare con la questione dell’identità – anche se, per fortuna, è impossibile ridurle a quest’unica questione. E’, per così dire, in modo naturale che le cinque mostre che costituiscono “Les Mutants” si trovano a Villa Medici. Questa è difatti situata nel cuore di una città la cui storia è stata segnata dalle ibridazioni consecutive attraverso le quali si sono costruite varie civiltà a sud di un continente che non potrà trovare il suo futuro se non nell’interazione stabilita con il suo stesso sud (non si ricorderà mai abbastanza che la Roma antica ha inizialmente considerato se stessa come una civiltà successiva alla cultura greca, accogliendo poi le componenti dei popoli coi quali si è confrontata). Essa dimostra attraverso le sue missioni, in particolare l’accoglienza dei creatori di oggi, di essere orientata verso il futuro, mentre la sua architettura, fra le altre cose, testimonia che questo orientamento viene fatto nella consapevolezza del passato e delle continue traslazioni culturali che vi sono avvenute. Éric de Chassey Vernissage Lunedì 29 Marzo 2010 ore 18.30 – 22.30 ore 20.30 concerto di Rachid Taha (entrée sur invitation). Special guest: Rudolphe Burger . Orari e tariffe Orario: dalle ore 11.00 alle ore 19.00 (lunedì chiuso) Tariffa : 8 € intero / 5 € ridotta Mostra + visita dei giardini: 11 € Tariffa ridotta (5 €) per i soci del Touring Club Italiano. Catalogo della mostra edito da Drago . You Tube