Il cinema di Guy Debord o la negatività all’opera (1952-1978) – Retrospettiva dei film

Il cinema di Debord affonda le proprie radici nella vita, in particolare nella sua: una vita caratterizzata dal rifiuto categorico di qualsiasi tipo d’alienazione. Nel 1951 al Festival di Cannes, Debord si imbatte in un gruppo di giovani agitatori, i cosiddetti “lettristi”, mentre costringono gli organizzatori a proiettare il film Traité de bave et d’éternité , diretto dal loro leader Isidore Isou. L’anno successivo, a Parigi, sarà la sua opera prima Hurlements en faveur de Sade a irrompere fragorosamente sulla medesima scena. Una vera e propria bomba, questo film privo di immagini si conclude con una sequenza di 24 minuti in cui lo schermo rimane completamente nero. Debord afferma la propria ambizione nella maniera più radicale: egli intende distruggere il cinema, in quanto spettacolo che offre al pubblico nient’altro che vite sostitutive. Più tardi scriverà: «quello che, nel mio lavoro, ha disturbato più a lungo, è senz’altro ciò che ho fatto nel 1952». Tuttavia, realizzerà altre opere cinematografiche, impiegando il metodo del “détournement” (estrapolazione) in cui brani di film o di testi sono riutilizzati e accostati al fine di conferir loro un nuovo significato. All’epoca, tale tecnica veniva usata soprattutto per contestare i discorsi dominanti e le espressioni artistiche classiche. Con estrema coerenza tra forma e contenuto, Debord intende da un lato superare il cinema commerciale, che egli considera uno spaventoso strumento di pacificazione sociale e, dall’altro, scavalcare le opere d’avanguardia, le cui esigenze sembrano limitarsi a fattori estetici. Nei suoi film, sono tangibili la passionalità della sua esistenza e le sue teorie, ormai indissociabili dalla sua persona: Debord non è un semplice regista, anzi ha sempre tenuto a sottrarsi alla definizione specialistica. Egli è un rivoluzionario cui le immagini non sono mai state sufficienti: giudicandole invasive, gli contrappone, da stratega, una praxis, un atteggiamento di cui i suoi film rendono perfettamente conto. E se è vero che secondo lui, ogni forma di rappresentazione sia destinata intrinsecamente a impoverire, rispetto alla intensità della vita, le sue opere appaiono a tutt’oggi come manifesti di una eclatante negazione di quella società, che noi stiamo ancora imparando ad accettare. Portano ammirevolmente il vessillo d’un singolare percorso privo di concessioni. I film di Guy Debord sono delle rovine incandescenti. Fabien Danesi GIOVEDI 7 FEBBRAIO Ore 19.00 Hurlements en faveur de Sade (Urla in favore di Sade, 1952, video, b/n, 64′) L’opera prima di Guy Debord è un film completamente privo di immagini. Lo schermo bianco accompagna i dialoghi ed è sostituito dallo schermo nero in assenza di sonoro. Le varie voci enunciano frasi isolate, preesistenti, tratte da giornali, testi letterari o giuridici che costituiscono un disordine poetico. In tal modo, Debord intende segnare la morte del cinema. Ore 21.00 Sur le passage de quelques personnes à travers une assez courte unité de temps ( Sul passaggio di alcune persone attraverso un’unità di tempo abbastanza breve , 1959, 35mm, b/n, 18′) Questo cortometraggio ripercorre i primi passi dell’avventura rivoluzionaria conosciuta da Debord e dai suoi compagni nel 1952, durante la creazione di un primo collettivo, chiamato “Internazionale lettrista”. Si tratta di un documentario in cui sono associate fotografie, immagini di attualità e sequenze su Parigi, che evocano nostalgicamente l’intenso splendore di quei momenti passati e la drammatica insoddisfazione del non riuscire a raccontarli. A seguire Critique de la séparation ( Critica della separazione , 1961, 35mm, b/n, 19′) In questo terzo film prosegue la riflessione critica sul cinema e sulla società, riproponendo il metodo del “détournement”. Un’opera romantica, sostenuta da una dolorosa coscienza del tempo che passa e dalla furia di vivere che ne consegue. Estetica e politica sono qui coniugate per porre fine al condizionamento sociale dello spettatore. VENERDI’ 8 FEBBRAIO GIORNATA DI STUDI L’Impossibile posterità dell’Internazionale situazionista e di Guy Debord SABATO 9 FEBBRAIO Ore 19.00 La Société du spectacle ( La società dello spettacolo , 1973, 35mm, b/n, 80′) Questo film è l’adattamento del saggio eponimo di Guy Debord, pubblicato nel 1967. Vi sono riprese numerose tesi, qui associate a diversi estratti di pellicole hollywoodiane e sovietiche, come anche a pubblicità e telegiornali. A seguito della rivolta del maggio 1968, l’analisi della meccanica delle società di classe trova in questa versione cinematografica una potente espressione, sia formale che ideologica. Filmando una teoria, Debord raggiunge il progetto che fu di Eisenstein: mettere in scena Il Capitale di Karl Marx. A seguire Réfutations de tous les jugements, tant élogieux qu’hostiles, qui ont été jusqu’ici portés sur le film « La Société du spectacle » ( Contestazione di tutti i giudizi, sia elogiativi che ostili, che sono stati fatti fino a qui sul film ‘La societé du spectacle’ , 1975, 35mm, b/n, 22′) Debord risponde ai critici cinematografici, rimettendo in discussione il recupero della sua opera nello spazio culturale. Afferma la dimensione sovversiva dei suoi film e incrementa le offensive contro gli specialisti, il cui giudizio è degradato dal loro piegarsi agli stili di vita preordinati. E si conferma tanto rivoluzionario quanto regista. Ore 21.00 In girum imus nocte et consumimur igni (1978, 35mm, b/n, 100′) Con quest’ultimo film, Debord compie il proprio panegirico cinematografico. Ripercorre temi a lui cari : lo scorrere del tempo, la critica dello spettacolo e la bohème degli anni giovanili. Con fare malinconico, tratteggia il ritratto d’un uomo che ha sempre tentato di vivere secondo le proprie regole.

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