Villa Medici acquisisce il primo quadro conosciuto della camera turca
Grazie alla generosa donazione di Philip e Cathia Hall, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici acquisisce il primo quadro noto raffigurante la camera turca, realizzato da Alfred de Curzon nel 1850.
Realizzato nel 1850 dal pittore francese ed ex borsista di Villa Medici, Alfred de Curzon (1820 – 1895), il quadro Chambre de l’artiste à la Villa Médicis, dite la chambre turqueentra a far parte delle collezioni dell’Accademia di Francia a Roma!
Un’acquisizione resa possibile grazie al generoso sostegno di Philip e Cathia Hall, e al supporto di Marie-Cécile Zinsou, presidente del Consiglio di amministrazione dell’Accademia di Francia a Roma. Questo nuovo arrivo nelle collezioni dell’Accademia rientra nel percorso di valorizzazione delle risorse e, più in generale, nel progetto di attivazione, studio e condivisione del suo patrimonio.
Il quadro torna nel luogo in cui è nato, la camera turca, situata in una delle torrette nord di Villa Medici, per una straordinaria mise en abyme!
L’ultima acquisizione dell’Accademia di Francia a Roma risale al 2013 e riguarda il ritratto del cardinale Ferdinando de’ Medici, dipinto da Jacopo Zucchi e oggi esposto nelle camere storiche del cardinale.
La storia del quadro
Dipinto nella primavera del 1850 da Alfred de Curzon (1820-1895), questo quadro rappresenta la camera turca di Villa Medici, residenza dell’artista durante il suo primo anno da borsista all’Accademia di Francia a Roma. Come scrisse al pittore e compagno d’atelier Louis-Georges Brillouin poco dopo il suo arrivo a Roma: “Alloggio in una piccola camera turca che il signor H. Vernet fece arredare per lui quando era direttore. I muri sono interamente rivestiti di maioliche blu, bianche, gialle e verdi e dal centro della volta di arabeschi pende un lampadario di cristallo. Questa graziosa piccola stanza, dalla forma perfettamente quadrata, si trova proprio sotto una delle due logge aperte che sovrastano Villa Medici. Questa posizione così alta ha i suoi inconvenienti ma anche i suoi vantaggi; da qui posso gioire di una vista deliziosa.” Nonostante la vista panoramica sulla città, l’attenzione di Curzon è catturata dallo spazio intimo della stanza e dal suo ricco arredo policromatico, i cui dettagli cerca di fissare sulla tela, come racconta in una lettera alla sorella Léotine del maggio 1850.
Progettata nel 1833 dal pittore e direttore dell’Accademia di Francia a Roma (1829-1834) Horace Vernet (1789-1863), la camera turca fu realizzata dopo il ritorno dal suo primo viaggio in Algeria. Sogno orientalista immerso nella collina del Pincio, la camera turca è un primo esempio di interno d’ispirazione islamica nella città eterna, che testimonia il fascino per un Oriente immaginario condiviso da diversi artisti europei del periodo romantico. La sua decorazione assume così la forma di un pastiche nel quale si combinano elementi dal carattere arabo-andaluso, come l’arco a ferro di cavallo delle porte e delle finestre, i motivi ornamentali ottomani e quelli più naturalistici della volta. Gran parte della magia di questa atmosfera è data dalle maioliche colorate che ne rivestono le pareti. Considerate inizialmente tunisine, provengono in realtà dalla famosa ceramica Giustiniani di Napoli. Fu Balthus, a metà degli anni 1960, a renderle famose in una tela per la quale fece posare sua moglie, Setsuko Idata (La Chambre turque, Parigi, Centre Pompidou).
Realizzato quasi un secolo prima, il dipinto di Alfred de Curzon ci regala una prospettiva rara e preziosa della camera turca, così come appariva a metà del XIX secolo, prima che fosse dotata del suo caratteristico pavimento di piastrelle geometriche posato alla fine degli anni 1870. L’artista ha dipinto la stanza dalla finestra nord che si affaccia sul giardino della Villa, adottando un punto di vista basso, che invita lo spettatore a entrare nell’intimità di questo spazio riservato. Sulla sinistra, una porta in stile neo-moresco con arco a ferro di cavallo decorato con due stelle a sei punte e sormontato da un’iscrizione incorniciata da mezzelune conduce all’alcova, dalla quale è possibile vedere sullo sfondo il letto dell’artista, sormontato da un baldacchino. Sulla destra, un divano rosa pallido rappresenta l’unico mobile visibile. Sopra il divano sono appese due rastrelliere porta-armi in ferro battuto presenti ancora oggi, mentre sulla parete dell’angolo destro possiamo scorgere un portapipe in legno dipinto, andato perduto. Lasciando da parte la volta, il pittore si concentra sulle maioliche napoletane smaltate, i cui colori giallo e blu contrastano con i toni rosati del divano e del pavimento. A destra, un ultimo elemento attira la nostra attenzione: nell’arco a ferro di cavallo della finestra, con la sua boiserie decorata da una piccola balaustra, una vetrata che rappresenta un vaso decorato con un mazzo di fiori dal gusto ottomano richiama il motivo delle pareti interne della porta moresca. Realizzati secondo le indicazioni di Vernet durante la progettazione della camera turca, i vetri decorati delle finestre non sono purtroppo sopravvissuti, furono infatti sostituiti già alla fine degli anni 1850. Il quadro di Alfred de Curzon rappresenta quindi una testimonianza inestimabile dell’arredo originale della camera turca, così come fu progettata da Horace Vernet nel 1833.
Nato nel 1820 a Moulinet, vicino Poitiers, Alfred de Curzon entra all’École des Beaux-Arts di Parigi nel 1840. Nell’atelier del pittore Michel-Martin Drolling, Curzon conosce Louis-Georges Brillouin, con cui parte per il suo primo viaggio in Italia nel 1846, durante il quale scopre l’universo pittoresco della campagna romana. A Roma, si unisce alla cerchia dei borsisti dell’Accademia e conosce, tra gli altri, Alexandre Cabanel e i fratelli Jean-Achille e François Léon Bénouville. Tornato a Parigi, decide di tentare la sorte partecipando al concorso Prix de Rome nel 1849. Vince il secondo premio nella categoria dei paesaggi storici ottenendo una borsa di soli due anni. Come segno del destino, la sera stessa del suo arrivo a Villa Medici, a metà gennaio del 1850, Curzon incontra Horace Vernet, che vi soggiornava per compiere degli studi per dei quadri sull’assedio di Roma, avvenuto nel giugno del 1849 da parte del generale Oudinot. I pochi mesi trascorsi all’Accademia di Francia saranno per l’artista un’occasione per visitare luoghi diversi, che gli permetteranno di riempire i suoi quaderni di schizzi e di nutrire la sua creatività per il resto della sua vita artistica. Nella primavera del 1852, prima di rientrare a Parigi, il pittore accompagna l’architetto Charles Garnier e lo scrittore Edmond About in Grecia, visitando insieme a loro prima il Peloponneso e in seguito Costantinopoli. Di ritorno in Francia, Curzon abbandona il trambusto di Parigi per rifugiarsi nella calma Passy e preservare la salute cagionevole di sua moglie. Da quel momento e per gli anni successivi, invia i suoi quadri alla mostra Salon e diverse sue opere entrano a far parte del Musée du Luxembourg. Nel 1914, suo figlio Henri de Curzon pubblica una raccolta di memorie e lettere del pittore, una preziosa fonte di informazioni sull’artista.
Henri de Curzon, Alfred de Curzon, peintre (1820-1895) : sa vie et son œuvre d’après ses souvenirs, ses lettres, ses contemporains, Parigi, Libreria Fischbacher, 1914.
L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici ringrazia la galleria Didier Aaron, Parigi.
Cathia e Philip Hall sono membri fondatori del Cercle International Afrique (CI-Afrique) del Centre Georges Pompidou. Il CI-Afrique è l’unico comitato di acquisizione in Francia dedicato ad arricchire le collezioni moderne e contemporanee di artisti del continente africano.