Studiolo n°17

Studiolo è la rivista annuale di storia e teoria dell’arte dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici. Offre un forum per le ricerche più attuali della storia dell’arte, sia per quanto riguarda i suoi oggetti che i suoi metodi. È particolarmente interessato alla produzione di immagini e agli scambi artistici tra Italia, Francia ed Europa, dal Rinascimento ai giorni nostri. Ogni numero comprende un Dossier Tematico, oltre a tre sezioni: Varia, aperta a proposte fuori tema; Dibattiti, dedicata alla storiografia e alle recensioni di libri di approfondimento; e Villa Medici, Storia e Patrimonio, che si occupa della storia dell’Accademia di Francia a Roma e delle attività e dei progetti di restauro seguiti dal dipartimento di storia dell’arte. Infine, in Champ libre, Studiolo apre le sue pagine alle proposte dei borsisti dell’anno in corso.

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A proposito dello Studiolo n°17

Editoriale

L’anno 2020 ha segnato il mezzo millesimo anniversario della morte di Raffaello e ha dato luogo a numerosi eventi.

Mostre, giornate di studio e pubblicazioni hanno fatto luce su una grande varietà di aspetti del lavoro del maestro che fu pittore, architetto, disegnatore, antiquario, imprenditore e artista proteiforme. Le recenti campagne di restauro hanno anche ampliato la nostra conoscenza del suo lavoro. Per esempio, il restauro della Sala di Costantino nel Palazzo Vaticano ha rivelato la mano del maestro nelle figure allegoriche di Iustitia e Comitas, le uniche dipinte a olio in questa decorazione affrescata, che fu creata dai suoi disegni dai suoi allievi, tra cui Giulio Romano e Giovan Francesco Penni.

Studiolo ha voluto unirsi a questo slancio scientifico dedicando il Dossier tematico di questo numero 17 alla questione dell’eredità di Raffaello su un lungo periodo di tempo, dal XVI secolo alla metà del XX. I contributi qui raccolti studiano sia il fascino prodotto da alcune invenzioni dell’artista – come il dispositivo pittorico degli arazzi finti che divenne un paradigma della pittura monumentale manierista e barocca – sia la particolare devozione nei suoi confronti che ne fece una figura di riferimento per i pittori delle generazioni successive.

L’assimilazione del modello raffaellesco attraversa diversi secoli e prende una piega eminentemente politica nel XVIII secolo, quando viene intrapresa la prima campagna di restauro degli affreschi che adornano le Stanze del Palazzo Apostolico. Questo fu il campo di battaglia tra i rappresentanti della “scuola romana” di pittura, che avevano il compito di conservare le decorazioni, e i consiglieri dell’Accademia di Francia a Roma, che volevano continuare a fare copie fedeli applicando carta e ricalco direttamente sulla superficie degli affreschi.

A quel tempo, le fondamenta dei dipinti, come le pareti di un santuario o di una chiesa, erano già coperte dalle firme e dai graffiti di artisti venuti in pellegrinaggio da tutta Europa e che volevano mostrare la loro appartenenza a una comunità artistica ed estetica incarnata dai principi formali e dai valori spirituali dell’arte di Raffaello.

Raffaello divino, “angelo della pittura”, “secondo messia”: l’artista fu santificato non solo dai suoi epiteti, ma anche dal trattamento delle sue ossa, che furono riesumate e riseppellite con grande pompa nel Pantheon nel 1833, e venerate come reliquie. La devozione per Raffaello ne fece un artista di culto. Raffaello è forse anche il primo rappresentante della cultura pop perché, durante la sua vita, era ansioso di far (ri)conoscere la sua opera e ne assicurò personalmente la trasmissione, la distribuzione e la promozione su larga scala attraverso la sua bottega, sfruttando al massimo il potenziale di questo mezzo ancora nuovo, l’incisione.

Indipendentemente dai capricci della fortuna dell’arte di Raffaello nel corso degli anni, questa popolarità ha continuato a crescere grazie all’impulso dato dalla riproduzione di massa dei suoi dipinti di Madonne, putti e santi, che furono scelti dalla cultura visiva popolare cristiana come immagini ideali per rafforzare la fede e stimolare la pietà. Queste immagini hanno un valore pop e pubblicitario, poiché giocano su una forma di “persistenza retinica” dell’opera raffaellesca. È contro questo immaginario kitsch e contro l’uso commerciale dell’arte dei maestri che insorgeranno gli artisti moderni, come il danese Asger Jorn, che ha circondato di scarabocchi infantili una cartolina che riproduce il famoso dettaglio degli angeli ai piedi della Madonna Sistina.

Guardare l’eredità di Raffaello nel corso di diversi secoli dice molto sul rapporto che abbiamo avuto con l’arte e gli artisti del passato attraverso processi di assimilazione e appropriazione. Questa storia ci invita a riconsiderare, ancora una volta, le nuove forme di “religione dell’arte” e di “sacralità dei manufatti artistici” che spesso sostituiscono le antiche pratiche devozionali.

L’Accademia di Francia a Roma è molto lieta di annunciare, attraverso il nuovo design di questo numero di Studiolo, l’inizio della collaborazione editoriale con le Éditions Macula e di riaffermare così l’apertura della rivista alla pluralità di approcci alla storia dell’arte nel mondo contemporaneo.

Francesca Alberti e Sam Stourdzé


Studiolo n°17 (2021)

Raphaël/Raffaello
Coedizione Académie de France à Rome – Villa Médicis e Macula Éditions.
Pubblicazione: novembre 2021
208 pagine – 122 ill. coul.
23 x 31 cm
29 €
ISBN 978-2-86589-133-7
ISSN 1635-0871

Sommario
Sintesi e biografie

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Immagine: Scuola di Raffaello, dopo i disegni del maestro, particolare dell’angelo che incornicia Urbano I (dopo il restauro), 1520 circa, Sala di Costantino, Palazzo Vaticano. Éric Vandeville / AKG-images