Vladimir de Fontenay è in residenza all’Académie de France a Roma – Villa Médicis nell’ambito del programma Residenze Medici. La sua residenza è dedicata alla scrittura del suo progetto di lungometraggio Acqua in bocca.
Sinossi: Quando Selim, un giovane immigrato clandestino dal Marocco arrivato per lavorare nell’edilizia, incrocia Colomba, la figlia di una vecchia gloria del nazionalismo corso, l’equilibrio di un intero villaggio comincia a vacillare.
Spalmato su un decennio, Acqua in Bocca vuole raccontare il destino di questo giovane operaio, dal suo arrivo sull’isola nel 2013 alla sua deportazione dieci anni dopo, frutto di una storia d’amore proibita che scatenerà passioni e farà precipitare gli eventi in una spirale di violenza.
Questa storia d’amore tra un “rimpatriato” e un “invisibile”, che si svolgerà nei piccoli villaggi scoscesi del Capo Corso, le coste italiane e le maestose alture del Rif, cercherà di prendere il polso di una gioventù contrastata portata da un magnifico spleen.
Biografia
Dopo aver studiato scienze politiche in Francia e in Italia, Vladimir de Fontenay è entrato nel programma di Master of Fine Arts alla NYU (Tisch School of the Arts) di New York, dove ha ottenuto lo Spike Lee Production Fund.
Il suo primo lungometraggio MOBILE HOMES con Imogen Poots e Callum Turner è stato selezionato al Festival di Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs nel 2017 e premiato in molti festival nel mondo.
Nel 2019 ha diretto i primi tre episodi della serie Vampires per Netflix adattata dal libro di Thierry Jonquet con Oulaya Amamra, Dylan Robert e Suzanne Clément. Nel 2022 ha completato il biopic Noah per Amazon, che ha diretto con Delphine Joudeau.
Prima di questo ha diretto il mediometraggio del 2015 MEMORIA con Keith Stanfield e James Franco e numerosi cortometraggi tra cui WHAT LIES BENEATH THE SKY con Chantal Akerman selezionato al Tribeca Film Festival.
Vladimir sta ora sviluppando il suo secondo film SUKKWAN ISLAND con Anders Danielsen Lie nel ruolo principale. È un adattamento del libro omonimo di David Vann (Prix Médicis étranger 2010, edizione Gallmeister).