Convegno | Ascoltare l’immagine. Suoni, rumori e mormorii nell’arte dell’epoca moderna

Atelier di ricerca internazionale in storia dell’arte

Ascoltare l’immagine.
Suoni, rumori e mormorii nell’arte dell’epoca moderna

Accademia di Francia a Roma – Villa Medici

21-22 novembre 2019

 

Pensare la rappresentazione dal punto di vista della sua sonorità può apparire un atto paradossale, tanto essa è stata considerata dipendere, sia storicamente che teoricamente, unicamente da ciò che è visibile. Leon Battista Alberti, nel suo trattato fondatore della teoria della rappresentazione, afferma infatti che “delle cose quali non possiamo vedere, neuno nega nulla apartenersene al pittore. Solo studia il pittore fingere quello si vede”. La vista è al tempo stesso il senso che permette all’artista di realizzare l’imitazione della natura e allo spettatore di fruire della sua creazione.

Nonostante questo primato della dimensione visiva, il discorso teorico e la pratica stessa dell’arte hanno spesso fatto ricorso a fenomeni relativi al suono: all’interno della diatriba sul “paragone”, le arti figurative, e la pittura in particolare, sono state definite fin dall’Antichità come “mute”, in opposizione alle arti del linguaggio e alla poesia. Alberti, nel Della Pittura, esprime in termini auditivi, attraverso il concetto di “tumulto”, la sua avversione per la confusione e il disordine nella composizione pittorica: il rumore inarticolato del mondo deve restare, secondo il teorico, al di fuori della pratica pittorica, teorizzata secondo il modello della retorica e dell’armonia musicale.

Tuttavia, se il rumore è da bandire, la realizzazione della mìmesis implica l’impossibile presenza contemporanea del suono. È il caso per Donatello, che secondo il famoso aneddoto vasariano si accanisce contro la statua del profeta Abacuc, perfetta se non fosse per l’assenza della parola, come di Leonardo, che ammette che una rappresentazione di battaglia, per essere veramente compiuta, dovrebbe poter rendere visibili “il rumore delle macchine e le grida degli spaventanti vincitori e le grida e pianti degli spaventati”. La pratica dell’ekphrasis, che permette di rivelare attraverso la descrizione delle forme i suoni che vi si nascondono, costituisce quindi la risposta umanista al “silenzio” proprio alle opere d’arte.

La questione del “sonoro”, compreso nel senso ampio di vocalità, musicalità o rumore, ha recentemente suscitato interesse negli studi storici e sociali, dando peraltro origine a molteplici riflessioni stimolanti nel campo della storia dell’arte e della musicologia. Se gli studi sulla sensorialità del passato (François Quiviger, The Sensory World of Italian Renaissance Art, 2010) e sui “paesaggi sonori” (Niall Atkinson, The Noisy Renaissance, 2016) hanno permesso di comprendere meglio al contesto della percezione, auditiva in particolare, dell’epoca moderna, gli storici dell’arte hanno analizzato i molteplici aspetti della sensorialità presenti nelle opere d’arte (Victor Stoichita, “How to Taste a Painting”, 2010; Susan Boynton et Diane Reilly, Resounding images. Medieval Intersection of Art, Sound and Music, 2015; Elisabeth Oy-Marra, Intermedialität von Bild und Musik, 2018), iniziando una riflessione critica sulle nozioni di silenzio e d’espressione relative soprattutto all’arte pittorica (Klaus Krüger, “Musica depicta. The Silent Sound of Painting”, 2015 e Bernard Vouilloux “La peinture dans la rumeur du langage”, 2016).

Lo scopo di questo atelier di ricerca è quello di riunire studiosi di livello internazionale e di riflettere sulle relazioni tra il “sonoro” e il “visivo” nell’arte europea tra il XV e il XVIII secolo. Benché l’atelier intende focalizzarsi principalmente su questo periodo, proposte e riflessioni ispirate da epoche precedenti o posteriori potranno essere accolte per approfondire e perfezionare i modelli di analisi dell’epoca moderna. I partecipanti potranno adottare sia un approccio iconografico e interpretativo che teorico ed epistemologico.

Le due giornate saranno l’occasione di ripensare i diversi motivi iconografici che permettono la rappresentazione visiva del suono, e di valutarne le implicazioni politiche, religiose o artistiche; al tempo stesso, saranno discussi e messi in risalto i diversi dispositivi figurativi capaci di suscitare un approccio multi-sensoriale dalla parte dello spettatore. Riflessioni di impianto teorico, estetico o filosofico, in particolare relative alle questioni terminologiche, saranno ugualmente le benvenute, al fine di precisare l’articolazione tra medium visivo, evento sonoro e linguaggio critico. Così come Derrida ha teorizzato la “timpanizzazione” del pensiero filosofico, questo atelier vorrebbe contribuire all’elaborazione di una “critica acustica” per la storia dell’arte, nella quale lo spettatore si ritrova ad essere un’“occhio in ascolto”.

 

OrganizzatoriFrancesca Alberti Accademia di Francia a Roma – Villa Medici; Marta Battisti Università di Grenoble Alpes – LARHRA; Guillaume Cassegrain Università di Grenoble Alpes – LARHRA; Pauline Lafille Accademia di Francia a Roma – Villa Medici.

Luca Ciamberlano, da Agostino Carracci, Studio di sette orecchie, 1600-1630, incisione, ©Londra, British Museum.

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