Christian Bonnefoi – “Membra disjecta”

Per Christian Bonnefoi , (nato in Francia nel 1948, vive tra Parigi e Gy les Monnaires)  l’Italia, e in particolare Roma, non sono luoghi di recente scoperta. Con questa mostra presso la Galleria della Temple University Rome, celebriamo un ritorno di Bonnefoi, che venne  per la prima volta a Roma all’inizio degli anni ’70, per poi tornarci dal 1981 al 1983 come borsista di Villa Medici. Membra disjecta è il titolo di questa mostra che si inaugura il 3 novembre contemporaneamente alla Casa delle Letterature e nella galleria della Temple University Rome Campus, con il patrocinio dell’Accademia di Francia a Roma  – Villa Medici. Membra disjecta è un’opera inedita dell’artista Christian Bonnefoi con le parole del poeta Valentino Zeichen . Per ogni informazione rivolgersi alla Temple University Rome Campus . ———————————– Oggi, con una lunga carriera internazionale alle spalle, coronata dalla retrospettiva “L’apparition du visible” al museo “Beaubourg” di Parigi nel 2008, Bonnefoi ci porta alcuni dei suoi “Dos”, collages di figure umane gigantesche  disegnati con tempera, matita e tecniche varie su carta di seta quasi trasparente e di impostazione cubista, con i quali l’artista vuole  rivisitare la pittura modernista del novecento, rielaborata e riinventata da lui nel corso degli ultimi 30 anni. Bonnefoi parla del suo desiderio di guardare le famose sculture di Matisse, i “Dos” (schiene) da dietro, e da qui la sua decisione di disegnare e di dipingere “da dietro”, come una delle risposte da dare alla domanda “cosa è un quadro?” Il titolo di questa mostra, Membra disjecta, fa riferimento ad un’antica tecnica del disegno e del ritaglio praticata negli studi dei pittori francesi del sette e ottocento, di cui  Bonnefoi si appropriò quasi inconsapevolmente sin dall’inizio del suo lavoro. Membra disjecta ( membres dispersés in francese,  cioè arti -o membra – del corpo sconnessi) era un metodo legato al disegno preparatorio di un’opera di cui si conoscono alcuni esempio nelle opere di Poussin et di Le Brun. Bonnefoi si ispira ai vecchi maestri francesi nel lasciare tutta la composizione in uno stato di fluttuante evoluzione, fino all’ultimo momento possibile, quando i sottilissimi strati vengono incollati e fissati con una semplicità misteriosa e intrigante.

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