Il Festino di Trimalcione

Nella notte tra il 5 e il 6 Settembre 2009 , l’Accademia di Francia a Roma è stata invasa dai fantasmi di Trimalcione e dei suoi invitati per una rilettura del famoso banchetto descritto da Petronio nel Satyricon. Dodici commensali si sono sdraiati sui triclini disposti nei quadrati del giardino rinascimentale di Villa Medici per scoprire, nel corso di una cena spettacolare, 12 piatti dell’Antichità romana, rivisitati da Emmanuel Giraud con uno spirito contemporaneo, più digeribile e raffinato. Gli invitati a questo banchetto, personalità del mondo dell’Arte, della Letteratura e della Gastronomia, sono stati scelti in base alla loro passione per la cucina e alla loro arte oratoria, poiché tutti i partecipanti saranno in seguito invitati a raccontare la loro esperienza davanti a una videocamera. E il montaggio delle diverse testimonianze, come un millefoglie di ricordi intrecciati, sarà presentato a Villa Medici in un’installazione video nel 2010. L’orgia romana si può diluire nel minimalismo culinario? Lontana da ogni ricostruzione storica, questa performance non è stata un esercizio di archeologia culinaria. Il lavoro di Emmanuel Giraud, borsista dell’Accademia di Francia a Roma nella disciplina Arte Culinaria é, al contrario, quello di depurare la cucina eccessiva dell’Antichità Romana. Si tratta di cogliere la quintessenza dei piatti presentati dall’Anfitrione ai suoi invitati, di sottolinearne la dimensione spettacolare, l’effetto sorpresa… Ci si aspetta del pesce e sono invece dei volatili a comparire da dietro un pannello zodiacale dipinto da Béatrice Cussol – borsista in arti plastiche – essenze iodate e marine accompagnano i piatti di carne, l’aragosta si nasconde dentro le teste di maiale in argilla, il sashimi viene servito dopo il gelato allo zafferano, il volo di uccelli di un’altra borsista, Caroline Duchatelet , scultrice e cineasta, sfiora la carne di cinghiale… Il banchetto é concepito come una cena “en trompe l’oeil”, dedicata al travestimento, alla falsificazione, alla trasformazione radicale dei prodotti. Da Trimalcione non si mangia mai quello che si crede di vedere in fondo al piatto! Gli invitati alla performance che si aspettavano un’orgia sono stati sorpresi nello scoprire una cerimonia complessa e minimalista, rappresentazione ironica dell’eccesso. “Tutto ciò che veniva mangiato o bevuto, si é allontanato in una rappresentazione” Come nei banchetti rinascimentali ai quali partecipavano i Medici o come nelle scandalose facezie di Grimod de la Reynière, che alla fine del ‘ 700 vendeva biglietti per assistere al suo banchetto funebre, questa cena-happening è stata aperto al pubblico. Gli invitati, scortati dal pubblico, hanno camminato tutta la notte nel giardino della Villa, percorso puntellato da intermezzi di cori di caccia composti da Yann Robin , borsista compositore dell’Accademia di Francia a Roma. Pur non essendo una cena-spettacolo, il banchetto ha creato un rapporto sconcertante tra i commensali da una parte, a cui era affidato il ruolo di degustatori costretti a subire l’assalto dei diversi piatti fino all’alba e, dall’altra gli spettatori che, in piedi, hanno cercato di scorgere il contenuto dei piatti che sono sfilati davanti ai loro occhi, senza però poterli assaggiare. In questo gioco di sguardi, un po’ perverso, tra desiderio e frustrazione, quale è stato il posto migliore? Quello dei “privilegiati”, osservati da lontano durante l’assaggio di cibi raffinati? O quello dei semplici spettatori, sistemati comodamente nella penombra, e che alle fine hanno degustato numerose delizie proveniente dalla cucina, alcune delle quali riservate soltanto al pubblico e non ai dodici invitati? La Cena Trimalchionis é la seconda parte di un dittico inaugurato a Montpellier nel marzo 2009 con la performance “Devenir Gris” dedicata a Grimod de la Reynière. Due modi di studiare la memoria del gusto tra due personaggi golosi, eccessivi e sarcastici. EMMANUEL GIRAUD Laureato presso lo Studio National des Arts Contemporains du Fresnoy, Emmanuel Giraud collabora dal 1998 con la radio francese France Culture come giornalista e redattore di cronache “a carattere gastronomico”.  Collabora inoltre regolarmente con France Musique e scrive per diverse riviste (Saveurs, Régal, Revue du Vin de France…). Nella sua ricerca del bello, del buono, del grasso, del succoso, del fumante, del croccante e del voluttuoso, lavora sul tema della memoria del gusto e sul ricordo culinario con le sue performance culinarie e installazioni audiovisive.

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