Il Sacco di Roma (1527)

dal 12 novembre 2012 - al 13 novembre 2012

Convegno internazionale organizzato nell’ambito delle celebrazioni del centenario della nascita di André Chastel dall’École pratique des hautes études, la Scuola Normale Superiore di Pisa, l’Università di Bologna (Dipartimento di Filologia classica e Italianistica), il Centro studi sul Rinascimento della Fondazione Carisbo e l’Accademia di Francia a Roma. A cura di Gian Mario Anselmi , Sabine Frommel , Maurizio Ghelardi e Annick Lemoine . L’anno 1527 rappresentò un momento decisivo per le sorti della penisola italiana e per la sua definitiva emarginazione politica e militare, di cui il Sacco di Roma fu un visibile e terribile emblema. Questa cruciale vicenda e la storia culturale che l’attraversò fu un momento fondamentale di ricerca e analisi intertestuale che André Chastel affrontò nel suo libro Il Sacco di Roma 1527 del 1983, pubblicato nello stesso anno dalla casa editrice Einaudi di Torino. Basandosi sulla riflessione del grande storico francese, la manifestazione vuole proporre una nuova lettura di questa singolare e inquietante stagione, dalla quale trassero linfa le radici profonde dell’Europa moderna. Attraverso un confronto dei fenomeni legati alla storia, alla storia dell’arte e dell’architettura, alla storia della letteratura e alla storiografia artistica, i contributi interdisciplinari cercheranno di far luce sugli eventi che, in quell’anno devastante per Roma e per il Papato, suscitarono un notevole cambiamento sia dal punto di vista politico che religioso, ma soprattutto artistico. Il declino del Rinascimento romano era già iniziato dopo la morte di Leone X nel 1521, poiché i suoi successori non erano in grado di convincere alcuni tra gli artisti più rilevanti a trasferirsi o stabilirsi a Roma. Un confronto tra le opere d’arte create poco prima del Sacco e quelle ideate o realizzate immediatamente dopo, all’inizio degli anni trenta, quando la vita artistica andava riprendo molto lentamente, e soprattutto quelle dei due protagonisti romani, Baldassarre Peruzzi e Antonio da Sangallo, farà emergere mutazioni stilistiche e religiose. Testimonianze contemporanee, contrassegnate dal senso di sgomento e di paura per un avvenimento che veniva percepito come un segno tangibile di una punizione apocalittica, hanno lasciato tracce nella storiografia successiva, che spesso interpretò il Sacco come la fine della stagione più intensa del Rinascimento italiano. Lo sguardo verso altre regioni e città italiane, come Firenze, Parma, Mantova e Venezia, metterà in evidenza come, tramite le migrazioni di artisti e di linguaggi, questo avvenimento generò feconde energie costruttive e un rinnovamento in grado di instaurare una nuova epoca.